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Comunicati Stampa Città di Asti
Potenziare l'occupabilità col Pisu. Ieri il convegno conclusivo col Ministro Poletti
ven 30 ott, 2015

Un’assemblea attenta, e desiderosa di incontrare il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quella che ieri ha radunato Autorità, mondo cooperativo, della formazione e cittadini alla presentazione, nella  splendida cornice dello Spazio San Giovanni, della serie di interventi a sostegno dell’occupabilità ora conclusi, previsti nel più ampio Programma Integrato di Sviluppo Urbano (PISU) della Città.

Una “maratona di 20 mesi”, così l’ha definita Roberto Gonella moderatore dei lavori, finanziata complessivamente con fondi europei  (FESR, 12 milioni e ottocentomila euro) e del Comune (6 milioni), che alla rigenerazione urbanistica della zona sud-ovest della città, compresa  tra il Borbore e il margine ovest del centro storico, a nord dal quartiere Torretta e a sud dal quartiere di c.so Alba, ha affiancato un accorto intervento di promozione attiva del lavoro, per un investimento di € 1.424.000 di cui € 933.000 erogati ai diretti beneficiari.

Rivolto a persone in condizioni di fragilità (donne, giovani, disoccupati di lungo periodo, migranti), molti dei quali in carico al servizio sociale, “abbiamo deciso di farne una scelta politica “forte””, ha detto il Vicesindaco Davide Arri, innescando, ha proseguito Mario Sacco presidente di Confcooperative “una proficua collaborazione e coprogettazione tra pubblico e privato, a memoria di altri auspicati, futuri interventi”.

Degno notare che in questo momento di contrazione delle risorse pubbliche, questo è stato l’unico progetto sul territorio a occuparsi di lavoro, anche per gli over 30.

443 le domande ammesse, 282 i partecipanti effettivi, e 273 le persone che lo hanno portato a termine, maturando il diritto all’indennità (totale o parziale), di queste 142 uomini e 131 donne.

Sul piano operativo 47 i corsi di formazione, 301 tirocinii attivati e, il dato più consolante, 31 assunzioni.

In assenza di grandi imprese sono state le cooperative e le piccole medie imprese ad accogliere i tirocinanti e l’invito a stabilizzare il rapporto di impiego. Un segnale molto chiaro.

 

“L’obiettivo non era trovare lavoro ma potenziarne la ricerca – ha precisato Giuseppe Amico responsabile del progetto per il Comune di Asti - impostando un percorso individualizzato e integrato articolato in 20 ore di orientamento professionale e lavorativo, 60 ore di formazione in aula in gruppo, e 6 mesi di tirocinio in azienda per 30 ore settimanali. Ogni beneficiario  è stato sostenuto economicamente con un’ indennità di partecipazione di € 488,50 nette al mese per sette mesi (o quattro per chi ha svolto un tirocinio di soli tre mesi)”. 

Il Comune ha raccolto domande e verificato i percorsi individuali, attivando  sinergia con tre diverse associazioni temporanee di scopo (ATS), ciascuna con una cooperativa capofila, e un target di beneficiari di riferimento, Irecoop con disoccupati, Orso con donne disoccupate e Mestieri con migranti. Di questo lavoro una ricca rielaborazione è stata offerta al Convegno da parte di Giulia Piantadosi, Alessandra Sozio e Sara Caron.  

La sensazione percepibile di una cosa fatta bene, che ha certamente prodotto relazioni, coinvolto vissuti, narrato emozioni, ha fornito stimoli e portato alla luce i molti contenuti riposti nelle pieghe del progetto.

In questo senso l’accurata analisi della prof.ssa Luciana Adriano esperta di mercato e politiche del lavoro, che ha evidenziato il valore dell’accompagnamento lavorativo, anche con giovani laureati, non disgiunto dalla necessità di stabilizzare interventi che vadano oltre la “bella” progettualità purtroppo destinata prima o poi a terminare. “Occorrono interventi di sostegno al reddito e strumenti robusti di incentivazione verso le imprese e gli operatori, oltre a una maggiore integrazione tra i fondi europei (FESR e FSE), destinati cioè a interventi strutturali e alle politiche sociali e della formazione”. Con tre sollecitazioni su cui non far cadere l’attenzione: il sistema della formazione in età adulta, la valorizzazione del tirocinio finalizzata all’occupazione, l’urgenza di creare lavoro per persone fragili, nella mutata “mappa dei lavori possibili” e senza caricare le spalle divenute fragili del Terzo settore. E una domanda  stringente “Le politiche attive del lavoro se non vengono finanziate dal “pubblico” da chi devono essere finanziate?”

Soddisfazione del Ministro, riferita al connubio “strategico” di urbanistica e sociale, realizzato localmente “Siete un po’strani perché avete fatto una cosa non normale”, che ha subito chiamato per nome le cose “L Italia e un paese di silos, il sociale sta col sociale, il sanitario col sanitario il lavoro con il lavoro, ma se continuiamo così?”.

Con un linguaggio franco e diretto, ha delineato le sue intenzioni. “Quel che avete fatto mi conferma su quel che stiamo lavorando: una strumentazione per la lotta povertà e l’ inclusione sociale. I suoi pilastri sono gli aiuti per creare condizioni di reddito dignitose accompagnati da una politica rigorosa di presa in carico. Con la legge di stabilità, oltre i progetti, oltre le sperimentazioni, attueremo un piano e il fondo di lotta alla povertà. Abbiamo bisogno di strumenti normativi che siano adattabili nel mondo che cambia a un ritmo che ci supera”.

Infine la raccomandazione a dare continuità al progetto “per non disperdere energia, saperi, esperienza, speranza, anche ridimensionando le attese”, cui ha fatto eco il proposito dell’Assessore Piero Vercelli di favorire tavoli per la cooperazione e la coprogettazione. “Anche la nostra Amministrazione comunale in vista del prossimo bilancio dovrà essere conseguente con gli impegni presi (lavoro, disagio economico, ecc). Anche con minori risorse dobbiamo essere capaci a fare scelte che non penalizzino chi maggiormente sente il carico della  crisi”. 

Riprendendo l’invito di Poletti “se una cosa la vuoi fare è sempre il tempo giusto” perché il metro per misurare come va questo Paese non è lo spread ma la gente che va a lavorare”.

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