gio 30 ott, 2014
Sotto una certa soglia si può lasciar correre, superatala non si può far finta di non sapere. Il riferimento è al brusio sollevato da un volantino che promuove servizi rivolti all’infanzia della città, scritto strizzando l’occhio ai luoghi comuni e ai consigli per gli acquisti che alimentano proposte rassicuranti di “luoghi” educativi al passo coi tempi e meritevoli… di farci un’impresa.
Come l’apertura In pieno centro ad Asti di un baby parking “unico” e “insuperabile”, come tiene a dire il paper, a confronto con la triste (in grigio) organizzazione degli asili, vecchi e senza spazi, con scarsa flessibilità oraria e tariffaria, routinaria nelle attività, scarsamente imprenditiva.
Nulla di male a proporsi con un’organizzazione nuova e rispondente a una lettura dei bisogni delle famiglie, peraltro prevista dalla politica regionale in materia, senza però necessariamente dover ricorrere ad (aggressive) tecniche di marketing che nulla hanno a che vedere con l’ambito educativo e i dati di realtà.
Utilizzando il termine “asilo”( asili nido? scuole dell’infanzia statali e paritarie?) si intendono quelle strutture pubbliche e private ben conosciute in città che sono un rilevante sostegno delle moderne politiche familiari.
Gli asili nido comunali, di questo ci occupiamo - precisano le responsabili degli asili nido dell’Assessorato Politiche sociali della Città – sono strutture pubbliche, non sono vecchie scuole con “scale troppo ripide”, sono collocati nella città, sono datati anni ’80 e hanno interni funzionali con una dotazione di giochi e attrezzature adeguate, pareti con colori tenui e non aggressivi e ampi spazi verdi.
Hanno una diversificazione oraria in grado di rispondere alle esigenze famigliari e lavorative più diverse, con frazionamento alla mezzora. Le tariffe sono rapportate al reddito e alle fasce orarie. Ma la cosa più rilevante sono il monte ore dedicato alla formazione annuale e al rispetto delle esigenze dei piccoli. Ogni anno nella città di Asti gli asili sono frequentati da oltre 300 bambini e vi lavorano con impegno di cura e formazione 56 educatori,oltre a coordinatrici e altro personale di supporto.
Si possono proporre le attività evitando di coltivare le proprie buone intenzioni svalutando impegno, serietà e dedizione altrui. La pubblicità comparativa è consentita disponendo di dati oggettivi, in loro assenza rischia di tramutarsi in pubblicità diffamatoria.
Mamme e papà attenzione, perché già un dotto della comunicazione metteva in guardia: “Il mezzo è il messaggio”, cioè è il volantino che fa vendere, quel che ci scrivi, come lo scrivi.