lun 29 feb, 2016
Qualchecosa (di bello e) di buono si può leggere di questa città. Se ne sono accorte due riviste serie, Internazionale, con circa 123.000 lettori, di cui 33.000 in abbonamento, e Animazione Sociale, una “fucina” (del Gruppo Abele) di idee e riflessioni rivolta a quella categoria, spesso “invisibile”, ma decisiva, degli operatori sociali.
Quel che spesso sfugge a livello locale ci viene restituito con gli occhi dell’osservatore più esterno.
Così la rubrica portfolio di Internazionale che ha per incipit “Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo” ha presentato la settimana scorsa (n° 1141) “Princess e Alberto”. Lui astigiano, lei nigeriana “si sono sposati e hanno fondato un’associazione che aiuta i migranti e le donne straniere a liberarsi dai loro sfruttatori”. Poi le foto (di Elena Perlino) a sei pagine, di accoglienza, di tenerezza, di vita quotidiana, di senso che non straripa e non fa rumore.
L’associazione è il Piam (progetto integrazione accoglienza migranti) ed è un riferimento importante per le Istituzioni, Asti in primis ma non solo, in Italia, per le politiche di assistenza ai migranti e alle donne che vogliono sottrarsi alla tratta.
Poi altre pagine e altri sguardi. Questa volta di tre giovani educatrici, due in servizio all’Assessorato Politiche Sociali della Città, che da anni “si giocano” fuori dalle “stanze della disabilità”. Un altro mondo, che le amiche, Maurizia Giavelli, Mariangela Ortolan e Simona Catalano (associazione l’Altro Verso) guardano, pensano, raccontano come “una parte del mondo”. Non si sottraggono alle routine delle famiglie, delle storie, delle diagnosi, del limite ma tutto riconducono all’ancora di una città inclusiva, dai molti volti, che insieme ai ragazzi dell’Educativa territoriale hanno saputo ri-scoprire.
Quelli delle famiglie “che evolvono con i loro figli”, degli anziani diffidenti e poi diventati “maestri di orti senza frontiere”, delle associazioni dove volontari sono loro, i disabili. Vite in attesa, vite sospese in un lungo tempo da riempire. Volti della città che abitiamo, dai confini da spostare sempre più in là. Nell’ultimo numero di Animazione Sociale (296, nove/2015).