mar 20 dic, 2016
Si rincorrono a Natale le iniziative benefiche che dicono di noi molto di più di una carta di identità. Se a donare sono giovani, in questo caso gli Scout di Asti 1, la cosa somma generosità, rivelando il gusto di essersi spesi, aver organizzato, fatto di tutto, per far andare a buon fine la raccolta di fondi che ha permesso loro di acquistare alimenti per un valore € 2.400, riso (kg. 200), olio d’oliva (lt 264), passata di pomodoro, tonno e carne in scatola, fagioli, lenticchie, ceci e piselli. Tutto donato alla Mensa sociale dell’Assessorato Politiche sociali della Città e gestita dalle Suore Ns. Signora della Pietà.
Con la Zuppa della Bontà dell’ottobre scorso, a fronte di un’offerta veniva consegnata una buona porzione di salutari legumi, si guardava alle situazioni di povertà più estrema. Che convive con noi agli angoli di strada oppure con la morsa della crisi economica, non facendocela più, ricorre ai centri di ascolto, ai segretariati, a passanti, a benefattori più o meno istituiti. Una passerella di salvataggio che non risolve ma sazia e fa intravedere un po’ di calore.
In Italia si stimano circa 50 mila persone che utilizzano servizi di mensa e di accoglienza notturna, certamente in difetto (dati 2014). La Mensa sociale di corso Genova eroga 120 pasti giornalieri di cui ottanta sul posto, dieci a domicilio tramite Auser e trenta per il Centro di accoglienza notturno.
Una “mangiatoia sociale”. A voler parafrasare, e un po’ non guasta, sentiremo in questi giorni una cronaca di tanti tanti anni fa che dice di ”un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. E’ un riferimento preciso, forse per accorgersi degli “invisibili” di oggi.