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Comunicati Stampa Città di Asti
Le odissee di oggi nello spettacolo di alunni della scuola Gramsci
mer 01 giu, 2016

“Asti, 26 febbraio 2016.   Caro Badr, torna presto amico mio e non soffrire tanto, perché i tuoi amici ti vogliono bene e ti aspettano. Se proprio non riesci a tornare studia molto bene il francese, così potrai avere tanti amici anche in Francia. Grazie ancora per avermi aiutato quando a scuola non avevo il materiale. Un saluto. Il tuo compagno Imran.”

Con questa toccante lettera, rivolta a un compagno costretto a trasferirsi per seguire il padre alla ricerca di un lavoro, si è concluso lo spettacolo “Odissea… un viaggio tante storie”, portato in scena mercoledì 1° giugno al Teatro Giraudi dagli allievi della classe terza della scuola primaria “A. Gramsci” di Asti.

Al termine della lettera c’è stato un lungo attimo di silenzio. Il pubblico commosso, quasi a disagio a battere le mani, è rimasto come sospeso. Poi uno scroscio di applausi liberatorio e gli attori, dopo un composto inchino, hanno ballato scatenati e felici.

Nessuno fra gli spettatori si sarebbe aspettato da un gruppo di bambini di 8 anni uno spettacolo così tragicamente attuale e nello stesso tempo carico di speranza.

La trama ha preso forma leggendo la versione per ragazzi dell’Odissea e si è deciso di portare in scena alcune delle affascinanti avventure di Ulisse e dei suoi marinai, ma mentre si affrontava il tema del viaggio dell’eroe ed il suo significato, si è iniziato a riflettere sul tema dell’immigrazione. Argomento delicato, non solo per i fatti drammatici che leggiamo quotidianamente sui giornali, ma anche perché coinvolge o ha coinvolto direttamente molte famiglie dei bimbi che frequentano la classe.

Così su un palco scenograficamente crudo ed essenziale, si sono succedute scene di guerra fra Greci e Troiani, l’incendio di Troia, l’incontro fra Ulisse e Polifemo, la furia di Poseidone, il canto ammaliatrice delle Sirene, il remare sempre più stanco dei marinai.

Tutte scene recitate bene, da buon spettacolo di fine anno scolastico. Ma il ritmo improvvisamente si spezza.

La musica inizia a salire e così pure il mare, la tempesta si avvicina, i marinai remano a fatica, Ulisse viene sbatacchiato di qua e di là, le onde crescono, la nave inizia ad affollarsi, in piedi, stretti, sempre più stretti, la nave in balia dei flutti, braccia che si agitano, corpi sballottati, il frastuono del mare che aumenta, aumenta sempre più…

E tutti cadono in acqua e si muovono, si agitano, cercano di nuotare, mani che si tendono, teste che si rovesciano, voci diverse gridano in albanese, marocchino, romanì, rumeno, bosniaco, berbero, francese, italiano: “Aiuto! Aiuto!”, “Sto morendo aiutatemi!”, “Dio non abbandonarmi!”, “Mamma dove sei?”, “Affogo!”, “Non lasciatemi!” e ancora altre implorazioni in un crescendo sempre più tragico, per terminare, ormai a musica finita, in un urlo straziante “Dio mio, dove sei?”.

I bambini ora sono calmi, seduti con la schiena rivolta al pubblico. Silenzio.

Ad uno ad uno si girano alzandosi e pronunciano la frase che hanno scritto al termine del lungo percorso didattico di tutti questi mesi, in cui si è riflettuto su miseria, guerra, dolore, difficoltà, ingiustizia, odio, coraggio, speranza, aiuto, futuro, nostalgia, amicizia, libertà. Concetti a cui ogni bambino ha affiancato la propria storia, la storia della sua famiglia.

“Cara mamma, il ricordo più bello che ho di te è di quando avevo cinque anni, perché ti ho raggiunta dall’Albania in Italia e da allora siamo stati sempre insieme”.

Lo spettacolo è finito, le maestre come è successo al termine di ogni prova, sono commosse. Le fatiche di questi mesi forse le hanno già dimenticate, di certo guardano con grande orgoglio le faccine eccitate dei piccoli sedici grandi attori che vanno a casa con le famiglie in un miscuglio di lingue e risate.

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