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Comunicati Stampa Città di Asti
Il restauro rivela il fascino di Palazzo Ottolenghi. Al paro dei più sontuosi delle grandi capitali…
mar 21 lug, 2015

Quando il conte e illustre mecenate astigiano, Leonetto Ottolenghi  volle “ristrutturare casa” lo fece nel migliore dei modi ispirandosi alla dimore sabaude del tempo. Il Palazzo acquistato dal padre conte Zaccaria David Ottolenghi nel 1851, riarredato e ridecorato nelle sale prospicienti il corso Vittorio Alfieri si è conservato tale fino ai giorni nostri.

 “Il “cuore” del Palazzo, ora oggetto di un significativo intervento di restauro conservativo e di valorizzazione, ha ricordato l’Assessore ai Lavori Pubblici Alberto Ghigo presentando il cantiere e lo stato dei lavori, è mirato alla salvaguardia e rinascita di un edificio settecentesco unico in Piemonte come  testimonianza esemplare di residenza privata dell’alta borghesia del tempo”.

Sono lo scalone principale, la sala di rappresentanza, il salone e l’atrio a essere interessati da questo intervento finanziato con i fondi del Progetto integrato di sviluppo urbano (PISU), per  un importo complessivo di € 835.912 e fine lavori prevista in autunno.

Un restauro difficile e arricchente, che ha messo in luce le sovrapposizioni e gli adattamenti apportati, secondo i gusti dell’epoca, dalle persone che lo vivevano e dagli artigiani succedutisi pitturando, decorando, tappezzando, coronato da qualche unicum come i pavimenti dipinti in bitume e rifiniti a olio a imitazione del cotto o del legno che rappresentano probabilmente, a detta degli studiosi, un’esclusiva riscontrata solo qui.

Di particolare richiamo visivo le due grandi tele sottoposte a restauro, denominate Susanna e i vecchioni di Giovanni Busi detto il Cariani (attualmente a Palazzo Mazzetti) e La famiglia di Niobe di Nicolò Barabino che saranno poste di fronte nel salone d’onore, oltre alla ricollocazione murale della tappezzeria, nuova riprendendo il disegno dell’antica, e recuperando l’autentica, restaurata, in seta rossa in una parete, con il ripristino degli arredi e dei tendaggi, delle poltrone e poltroncine, dei divani originali.

Riecheggeranno le parole del Gabiani (1906) “Questo Palazzo, per eleganza di forma e ricchezza di addobbi, può stare al paro dei più sontuosi delle grandi capitali…l’appartamento del primo piano verso la via Maestra ha del principesco né saprebbesi desiderar di meglio, per leggiadria delle sale e buon gusto degli arredi”

Un lavoro quindi necessariamente paziente e minuto di indagine storica e di laboratorio, per un cantiere (quasi) tutto al femminile, otto tecnici restauratori coordinati da Alina Pastorini e, con diverse responsabilità, le arch Sonia Bigando e Cristina Cirio, la dr.ssa Ilaria Deambrogio.

Ma Palazzo Ottolenghi potrebbe riservare altre sorprese. Un inseguirsi di stanze, studi e salotti compongono infatti le maniche laterali ancora da restaurare, con cicli pittorici non altrettanto ricchi e arredi non così caratterizzanti ma comunque con decorazioni di altissimo livello.

“Non usuale trovare una ricchezza di questo genere in un palazzo privato, ha  spiegato l’architetto Roberto Nivolo progettista e direttore dei lavori, tanto da  far ritenere come un sogno da perseguire quello di inserire a buon titolo Palazzo Ottolenghi nel circuito delle dimore sabaude. Si è creato qui qualche cosa di molto simile a quel che i Savoia avevano a Torino”.

 Palazzo Ottolenghi fu sede della Prefettura dal 1935 e poi di numerosi uffici comunali. Dal marzo 2012 vi trova sede il Museo del Risorgimento e il recupero del rifugio antiaereo del periodo bellico Nel giugno 2015 è stata inaugurata la sezione museale della Divisione italiana partigiana Garibaldi. 

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